Verbania, come ogni città in questa epoca, è chiamata ad affrontare una sfida tutt’altro che semplice: individuare quali risposte fornire ai propri cittadini ed ai loro bisogni, in un quadro di costante contrazione delle risorse ed un contestuale aumento delle necessità. I temi della rigenerazione urbana, dell’innovazione sociale, della ridefinizione del ruolo del Pubblico, dei nuovi assetti del welfare sono connessi tra loro e a questa grande domanda.
Recuperare gli spazi urbani, cambiando o talvolta (come nel nostro caso) riattualizzandone la destinazione d’uso originaria, rappresenta oggi una delle poche leve a disposizione delle città per stimolare il tessuto sociale. Il fine è di generare possibili soluzioni innovative alle molteplici sfide di fronte alle quali si trovano. In questa logica, luoghi anche iconici ma in disuso da tempo tornano ad essere parte attiva di un ecosistema urbano teso a stimolare la contaminazione tra settori diversi dell’economia e della sfera sociale urbana e a generare nuove connessioni tra gruppi organizzati di cittadini. Tali luoghi acquistano nuovo valore per le città in quanto intercettano reti di relazioni attive e divengono contenitori di progettualità che la società civile è in grado di esprimere attraverso azioni organizzate e stabili. Sotto questa angolazione, sono le comunità che costruiscono all’interno di questi spazi il proprio “spazio di vita” e ne fanno centri di innovazione dal basso, con un approccio aperto e inclusivo. Casa Ceretti crediamo abbia tutte le caratteristiche per essere un luogo di questo tipo, uno spazio a disposizione della comunità in grado di plasmarsi assecondando le suggestioni degli attori sociali presenti in città.
Un ruolo di riferimento che Casa Ceretti ha già conosciuto per sé e per i suoi spazi nel passato, allorquando per gli abitanti del Rione Sassonia, la dimora dell’artista era un luogo importante perché capace di giocare un ruolo significativo nelle dinamiche della comunità.
La residenza di Elide aggregava persone nella loro quotidianità: le attività della pittrice, della sua famiglia e di coloro che usufruivano degli spazi di quella proprietà, vengono ancora oggi ricordati dai residenti di vecchia data come rappresentativi di un quartiere vivo e coeso.
Il lascito testamentario di Elide Ceretti al Museo del Paesaggio rappresenta la sua volontà di costruire un ponte, una relazione possibile tra quello che è stato, e quello che potrebbe ancora essere un ruolo al servizio della comunità della propria residenza, della propria casa. Come garanti di questo legame tra passato presente e futuro sono state scelte le istanze rappresentative del territorio che Elide sentiva più vicine e capaci di assicurare questo suo desiderio: il Comune di Verbania, ed il Museo del Paesaggio. Istituzioni Pubbliche attente a custodire il patrimonio di esperienze, valori e interconnessioni che l’arte, la cultura e la convivialità sono in grado di generare quali driver per il miglioramento e la connessione degli abitanti del quartiere in primis e della comunità cittadina più in generale.
Nella nostra visione vorremmo che quella vivacità e quel dinamismo tornassero a rianimare Casa Ceretti. Che attraverso l’aggregazione, la cultura del buon cibo e delle filiere virtuose, l’arte, lo spirito di inclusione e accoglienza fosse possibile riannodare quei legami che il tempo e la problematicità della modernità hanno contribuito ad indebolire. Tornare ad acquisire centralità nella vita del quartiere/comunità, mettendo a sua disposizione e a disposizione della città, gli spazi della casa, aprendosi ad attività di servizio a cui le persone anche quelle più vulnerabili possano avere accesso, oltre che dando la possibilità di gustare prodotti buoni, riscoprendo il gusto dello stare insieme, della convivialità, fruendo di momenti di bellezza, coltivando idee e soluzioni.
Un luogo di servizio, aperto alla contaminazione e al meticciato, un luogo capace di plasmarsi sulle differenze, capace di fare sintesi delle diversità, parlando il linguaggio della cultura, dell’accoglienza, dell’apertura verso l’altro.
Un luogo capace di promuovere processi virtuosi di interscambio e di partecipazione, riattivando la voglia delle persone di appartenere, di sentirsi parte di qualcosa di più ampio e significativo, qualcosa in cui potersi riconoscere e rifugiare.
Crediamo nella capacità generativa dello stare insieme e vogliamo mettere a disposizione dei cittadini un luogo in cui sviluppare connessioni. Desideriamo restituire alla città, al quartiere, uno spazio accogliente in cui, anche attraverso il cibo e la convivialità, ricostruire / ristrutturare / ripristinare legami sociali.
Ce la immaginiamo così Casa Ceretti, uno spazio plurale, aperto, luogo di in cui potersi sentire a casa, una casa comune, una casa piena di vitalità, energia, bellezza.
E’ in questa luce che vogliamo vedere le attività anche di natura commerciale che troveranno realizzazione a Casa Ceretti, attività promosse e gestite da imprese sociali che mettono al centro della propria azione il valore dell’inclusione anche e soprattutto delle persone più fragili e svantaggiate, coniugato con il gusto del praticare sfide difficili: mettere insieme qualità dei servizi ed accessibilità.
Con l’obiettivo di dimostrare che la dimensione della sostenibilità è possibile, anche e soprattutto quando è riferita ad attività ibride come queste, una sostenibilità che dovrà sapersi declinare in un complesso di fattori in costante e mutevole interazione.
Per fare tutto questo sarà necessario che si creino le giuste sinergie tra le istanze vive della comunità e le Istituzioni, attivando processi di partecipazione e di condivisione della responsabilità tra tutti i soggetti che riconoscono il valore ed il senso di questo luogo: solo attraverso una governance aperta, che tenga conto della molteplicità delle visioni, sarà possibile assicurare la sostenibilità del progetto nel tempo.